California, è notte e la luna illumina l'asfalto della strada che porta verso la baia di Todos Santos. Fa caldo, ci vorrebbe qualcosa da bere, magari una Tequila Sunrise, magari una doccia e poi un bel sonnellino prima di attraversare definitivamente il confine con una valigia piena di soldi elegantemente rubati a quella banca di Fresno. Beh! Forse non troppo elegantemente, visto che ho dovuto sparare a uno dei cassieri. Così mentre sono concentrato su come spendere tutti quei bigliettoni mi appare all'improvviso davanti agli occhi, con le sue arcate e sul muro una scritta luminosa e dorata: Hotel California. C'è uno strano silenzio mentre varco l'ingresso, una delle inservienti chiede notizie del mio bagaglio mentre l'uomo della reception mi consegna le chiavi della stanza 666. Osservo la ragazza che mi accompagna, direi che è bella ma, stranamente, avverto un senso di paura. Bizzarro, lungo i corridoi non incontriamo nessuno, a parte un tizio che sbircia dalla 27 e che somiglia a Jim Morrison dei Doors, ma da dietro le porte delle camere si sentono voci sussurrare... Be', avrei dovuto attraversare il confine con il Messico nell'estate del 1976, ma stranamente sono ancora qui all'hotel California un posto che somiglia all'inferno e al paradiso insieme. Non so perché ma non riesco ad andar via. Continuo a dire tra me e me che domani lascerò questo dannato, fottuto posto ma ancora non ci sono riuscito perché tutte le volte che voglio saldare il conto, mister Lavey, sì il proprietario dell'hotel, mi sorride dicendo: "Prego signore anche oggi la vostra stanza dei sogni è pronta!".
L'ultima cosa che ricordo è
che stavo correndo verso la porta
cercai il passaggio che mi riportasse
indietro nel posto in cui ero prima
indietro nel posto in cui ero prima
'Rilassati' disse l'uomo della notte
noi siamo programmati per ricevere
noi siamo programmati per ricevere
tu puoi lasciare l'albergo quando vuoi,
ma non potrai mai abbandonarci
The Eagles - Hotel California