9.02.2017

To my Lost friends

Le isole, sulla gente, esercitano da sempre un certo fascino, sarà per il mare azzurro e vacanziero che le circonda, o perché forse nascondono i segreti dei loro abitanti. Basta pensare a romanzi come L'Isola Del Tesoro di Stevenson o a L'Isola Del dottor Moreau di Wells per ritrovarsi in avventurosi posti dove il pericolo può celarsi dietro gli alberi, sopra una roccia, o magari in una strana, inquietante casa coloniale circondata da liane e palme. C'è un'isola pero che, credo, sia rimasta impressa nella memoria di tutti quelli che per sei stagioni hanno seguito la serie TV Lost. Col senno di poi e a prescindere dal finale che allora trovai un po' triste e deludente, anche io considero, come tanti questa serie la più interessante ed eclatante mai girata sino ad ora. Ricordo che se ne discuteva con amici e colleghi di lavoro mentre si aspettava con impazienza l'episodio successivo. Lost e l'isola ad un certo punto divennero quasi una religione fatta di luci ed ombre, di buoni e cattivi, di pericoli classici (animali, insetti, scheletri, spettri etc.), con tante citazioni a cominciare dai nomi dei protagonisti: Sawyer, Locke, Linus; citazioni di libri, di fumetti, di canzoni, di film. E poi quella fantastica serie di numeri che si ripeteva all'infinito, le statue giganti, il fumo nero e assassino, la botola e l'altra faccia dell'isola con i suoi ambigui Robinson Crusoe, le sue strane leggi, gli esperimenti e i suoi signori delle mosche. Col senno di poi e venendo a conoscenza di alcuni retroscena della sua genesi, ho l'impressione che il successo del serial fosse dovuto - oltre che per l'utilizzo di elementi fantascientifici spazio temporali, la spontaneità dei flashback, strutturati come scatole cinesi, della vita di ognuno dei protagonisti e il confronto tra come erano prima, e come sono diventati dopo che l'aereo è caduto sull'isola - a quel senso di meraviglia che è riuscito a risvegliare negli spettatori di tutto il mondo: che diavolo ci faceva un orso polare in un' isola tropicale? E quella nave negriera nel bel mezzo della giungla? E tutte quelle gabbie vuote? E tutti quegli incastri e incontri tra i protagonisti prima di cadere con un aereo per ritrovarsi a vivere insieme il proprio destino su di un'isola ostile ma nel contempo anche magica e misteriosa?... Sì! Devo riconoscere che Lost per sei anni mi ha tenuto con il fiato sospeso sino alla fine di ogni episodio. Devo ammettere, sempre col senno di poi, che non si può e non si deve giudicare solo dal finale sminuendo la grandezza di questa inarrivabile serie TV. Troppe idee geniali, troppo bello il viaggio con i suoi protagonisti buoni e cattivi, troppi fantastici colpi di scena, troppo importanti i "messaggi nelle bottiglie" su cui riflettere anche nella/della banalità del quotidiano. Quando è finito il serial è finita anche una lunga e bellissima avventura, con l'impressione di aver "perso" gli amici con cui la si era condivisa sia nella finzione e forse qualcuno anche nella vita di tutti i giorni... E se poi non è stato spiegato tutto, se alcuni misteri sono rimasti celati, se qualche cerchio è rimasto aperto, chi se ne importa? Nel bene e nel male, Lost non è forse stato, comunque, come vivere un lungo, magnifico e indimenticabile sogno?... Grazie, e... ci vediamo in un'altra vita, bros!