4.13.2008

E' questo il mondo in cui vogliamo vivere?

La Zona è un quartiere residenziale di città del Messico, estremamente protetto da alte mura, guardie private e telecamere a circuito chiuso. Abitato dalla ricca borghesia contiene al suo interno graziose villette, scuole attrezzate e strutture sportive. Fuori dominano invece le baracche, la miseria e la povertà della maggior parte della gente. Proprio da questa miseria provengono i tre ragazzi che riescono a entrare nella casa di uno di questi ricchi, abituati a imporre la propria legge. Da qui il caos che apre le porte alla tragedia, trasformando una fantomatica sicurezza in un’arma a doppio taglio che non si riesce più a gestire. Opera prima di Rodrigo Plà “La zona” uscirà nelle sale italiane, distribuito dalla Sacher di Nanni Moretti, il prossimo 4 aprile, dopo aver vinto il Premio De Laurentis all’ultima Mostra del Cinema di Venezia e il Premio della Critica al Festival di Toronto. Come ha affermato lo stesso regista questo film si propone di ricordare la reale situazione in Messico, dove esistono pochissimi ricchi rinchiusi in quartieri residenziale simili a La Zona e 60 milioni di poveri che ogni giorno cercano di sopravvivere.
Laura Calvo
La zona
Regia: Rodrigo Plà - Cast: Daniel Giménez Cacho, Maribel Verdú, Carlos Bardem, Daniel Tovar, Alan Chávez, Mario Zaragoza, Marina de Tavira – Genere: Drammatico, colore 97 minuti – Produzione: Spagna, Messico 2007 – Distribuzione: Sacher – Data di uscita: 4 Aprile 2008

4 commenti:

Baol ha detto...

Mi sa che quella è la fine che faremo :/

silvano ha detto...

Ciao, non è quello il mondo che amiamo, ma è la fine che faremo. Fra un po' non basterà più avere una casa con le inferriate, sistemi di allarme, cani feroci ed abitanti della casa paranoici e magari armati (di questo hanno già convinto una buona parte della popolazione - almeno dalle mie parti - nel mitico nordest!). Il passo sarà breve e naturale: la sindrome della cittadella fortificata, di persone che si mettono in prigione da sole, c'è già, se non nelle grandi città, almeno nei paesi ricchi ed opulenti della campagna lombarda e veneta. Guarda cos'hanno fatto a Padova: una specie di muro a dividere la gente bianca dalla gente scura! Qui a Verona con la nuova giunta e l'informazione che spingeva da mattina sera, hanno convinto la popolazione che il suo principale problema erano gli zingari (infatti sono stati respinti in un paesino limitrofo), e gli extracomunitari che sostavano sulle panchine del centro storico - quindi ora è vietato bivaccare! Il gioco nei momenti di transizione è sempre quello: mettere i poveracci contro i poveracci. ok, scusate mi sono un po' sfogato...

silvano ha detto...

Ho già detto che mi sono un po' troppo lasciato prendere dalla foga...per cui vorrei ritornanre sul post di Efisio, cercando di centrare un po' di più il tema posto dal film (che non ho ancora visto). Purtroppo mi sembra che il gioco sia chiaro a tutte le latidudini, mettere paura alla popolazione per far sì che deleghi sempre più libertà in cambio di sicurezza. Se ci pensate è quello che sta avvenendo in Italia: se ho paura sono meno libero e mi affido al dispensatore di sicurezza di turno e mi turo il naso innanzi ad un sacco di nefandezze pur di essere tutelato. Nel post di Efisio c'è anche il tema della ripartizione della ricchezza...ma lì non mi avventuro che ho già esagerato ora con l'occupazione degli spazi.

3fix ha detto...

Ciao ragazzi. Prima di tutto un grazie per i vostri commenti... Restando sul tema del film, che merita di essere visto, vorrei aggiungere che ha risvolti veramente tragici. Il regista punta il dito, senza pietà, verso il modo di reagire e di farsi giustizia da parte di chi detiene potere e denaro. Non aggiungo altro per non rovinarvi la visione del film... Credo che oramai ad ogni latitudine ci sia un malessere generale, si innalzano muri fisici e mentali che dividono sempre più la povera gente, mettendola l'una contro l'altra. Oggi chi ha molto denaro è fico, chi non né ha è un coglione (pensate, solo in Messico 60 milioni di coglioni!). Oggi si deve avere tutto, subito e senza sforzo, così insegna la mediocrità mediatica di programmi televisivi, tristissimi e vuoti. Lo sport, come il calcio, che dovrebbe essere d'esempio positivo, è diventato un motivo di sfogo per le frustrazioni quotidiane. L'aggregamento sociale, che dovrebbe proteggere i più vulnerabili, li dimentica abbandonandoli sempre più al loro destino. Ma tutto questo si sa. Cinismo e menefreghismo imperano. Soluzioni non né ho, posso solo esprimere il mio disappunto. Comunque. Se mai dovessero tirare su, un muro che mi divide dallo splendido albero che tutti i giorni vedo affacciandomi alla finestra; giuro che lo butto giù a testate...
PS Ma siamo nel 1939 o nel 2008?... Boh!
Salutoni.