7.26.2008

Un eroe di nome Héctor Oesterheld


Questo libro nasce in Argentina nel 1968, a un anno dalla morte del Che.
Nel 1973 viene messo al bando. Nel 1976 gli autori lo seppelliscono in giardino per sfuggire alle persecuzioni della neonata dittatura militare. Recuperato dopo sette anni, torna alla luce in Spagna nel 1987, diventando rapidamente un prezioso oggetto di culto...

Leggo da sempre i fumetti, per me hanno lo stesso valore e dignità (quando sono fatti bene) di un buon film o di un buon libro, e perché no?! Anche di una bella canzone. Un fumetto può dare le loro stesse emozioni. La forza straordinaria di questo bellissimo media sta tutta nei disegni, nella loro sequenza e nel testo... Tre grandi autori del fumetto mondiale sono stati i Breccia (padre e figlio) e Oesterheld. Quest'ultimo fu uno dei più innovativi e validi sceneggiatori argentini: nasce a Buenos Aires (Argentina) il 23 luglio 1919. Mentre studia scienze naturali (si laureerà in geologia) corregge bozze presso una tipografia. Il suo debutto è sul supplemento letterario de La Prensa con il racconto "Truila y Miltar". Successivamente scrive racconti per ragazzi per la Editorial Codex e per la Editorial Abril. Per quest'ultima scrive anche le prime sceneggiature di fumetti: Alan y Grazy, Lord Commando e Ray Kaitt. Viene poi nominato direttore di Misterix. Nel 1955, con il fratello Jorge, fonda la Editorial Frontera e pubblica due riviste mensili, Frontera e Hora cero, in seguito affiancate dal settimanale Hora cero semanal. Nel corso degli anni realizza numerosissimi personaggi di successo, come Bull Rockett (con i disegni di Paul Campani), Randall (disegnato da Arturo del Castillo), Sargento Kirk, Ernie Pike e Ticonderoga (disegnati da Hugo Pratt), Sherlock Time (realizzato da Alberto Breccia) e la saga dell'Eternauta, critica sotto metafora fantascientifica della dittatura militare argentina Ndr (disegnata per molti anni da Francisco Solano Lopez, anche se va segnalata una personalissima versione del primo episodio realizzata da Alberto Breccia). Nel 1962 crea Mort Cinder con Alberto Breccia per Misterix (poi edita dalla Editorial Yago). Nei primi anni Settanta collabora con la Editorial Columba creando Argon el justicero, Roland el corsario e Kabul de Bengala. In grado di spaziare tra generi diversi, preferisce tratteggiare personaggi contraddittori e parzialmente ambigui, combattuti tra il bene e il male e costretti a scegliere dalle circostanze, a differenza degli "eroi a tempo pieno". Scrive anche il testo di una delle più appassionanti e riuscite storie sul Che, disegnata da Alberto Breccia e dal figlio Enrique Breccia, al suo esordio professionale. Durante gli anni neri della dittatura militare, dopo aver perso entrambe le figlie (Barbara sequestrata e uccisa, Diana "scomparsa"), il grande sceneggiatore argentino subisce la medesima sorte: viene prelevato da una squadra armata nel pomeriggio del 21 aprile 1977, e di lui non si avranno più notizie.
Rif. Fondazione Franco Fossati Museo del fumetto e della comunicazione. La fotografia in alto è tratta dal n. 1 di Hora Cero semanal (conservazione Museo Franco Fossati). L'immagine in basso e l'introduzione al post sono tratte dalla recensione di Che, da 24 ore su 24, 7 giorni su 7
A Héctor, a Barbara, a Diana e a tutti i desaparecidos... Hasta la victoria siempre.

2 commenti:

silvano ha detto...

Hasta la Victoria Siempre.
Bell'articolo interessante, i fumetti spiegati da persone in gamba che ne conoscono, sono belli. Si capiscono tante implicazioni. Si capisce che sono una forma d'arte e che il binomio fumetto impegno esiste. Poi la storia che hai raccontato dà spessore al fumetto forma d'arte che sempre è libertà. Sapevo di tanti artsiti che sono morti per le loro opere per la loro libertà, ignoravo questa storia. Ma quante persone si sono sacrificate per i loro ideali e per la nostra libertà? L'arte in effetti è un nemico giurato delle dittature, anche storie disegnate possono ribaltare una dittatura. Così è anche stato, per fortuna.
ciao e grazie per il racconto.
silvano.

3fix ha detto...

Purtroppo, per molti, i fumetti restano della "roba" da far leggere ai bambini, mentre ne esistono tantissimi con contenuti e impegno, indirizzati agli adulti: come Maus di Art Spiegelman, dove l'autore racconta autobiograficamente del difficile rapporto con il padre, ebreo polacco, sopravvissuto al campo di concentramento nazista di Awschwitz. In questa "Graphic novel" (secondo la veste editoriale, oggi, i fumetti si chiamano anche così, pare faccia anche più fico... Mah!) gli ebrei vengono rappresentati con la testa di topo e i nazi con la testa di gatto. Notevole anche l'opera di Robert Crumb autore underground della scena americana che disegnò la copertina di Cheap thrills di Janis Joplin... vabbè, mi fermo, altrimenti non la finisco più.
Grazie per il commento y hasta la victoria siempre.
Ciao.