Prendendo spunto dall’ottimo articolo di Michele Medda, che trovate qui, vorrei ritornare un attimo sul discorso censura. Senza volere, per carità, entrare nel sociologico, credo che comunque sia doveroso, trovandosi davanti a un atto censorio cioè attentare alla libertà di espressione dell’individuo; fare un esame di coscienza . Focalizzando l’argomento sul media fumetto. A prescindere da pressioni esterne, mi sembra che ogni casa editrice abbia sempre attuato un certo tipo di censura o auto censura sui propri prodotti. Ad esempio, una delle più grandi multinazionali che operano nel campo dell’intrattenimento: la Walt disney, che da sempre si occupa di proporre prodotti per la famiglia ha, secondo me, un contraddittorio modo di procedere, in quanto, da una parte si preoccupa di offrire dell’intrattenimento anche educativo ma dall’altra la filosofia disneyana è la negazione stessa della famiglia. Le relazioni che intercorrono tra i suoi personaggi più famosi sono sempre quelle di zio e nipote e il benché minimo cenno alla sessualità viene bandito. Il rapporto padre e figlio o madre e figlio viene evitato perché include anche il discorso della sessualità, probabilmente il bersaglio preferito, insieme alla rappresentazione della violenza, dei censori. In Italia per capire che l’argomento sesso può essere trattato e discusso nonché ironizzato, bisognerà aspettare gli anni settanta e i fumetti della Ediperiodici, sino ad allora si attuava una censura addirittura sui dialoghi dei personaggi. Il primo autore, in Italia, a mostrare gli attributi sessuali fu Magnus che intelligentemente capì che non c’era niente di male a includere nelle sue storie, in maniera esplicita, un atto così fondamentale nella vita di ognuno di noi. Nonostante si sia arrivati a una libertà di costumi dettata anche dalla possibilità di avere informazioni in tempi ultra veloci, la censura continua a colpire in tutti i settori dell’intrattenimento attuando tagli su scene che contengono riferimenti alla sessualità, eliminando dialoghi che hanno contenuti scomodi, addirittura cambiando il colore del sangue nelle scene violente dei cartoni animati. Ancora oggi in prevalenza gli eroi dei fumetti vivono vite caste e pure, preferiscono la compagnia degli amici a quella delle amiche e raramente utilizzano l’epiteto sostituendolo con frasi colorite ma che in una collocazione reale fanno ridere i polli. Fondamentalmente la censura esiste perché noi l’accettiamo e a seconda della nostra morale o etica personale ne siamo anche i fautori. Fatevi un giro e scoprirete quanti pregiudizi ruotano ancora intorno a chi porta dei tatuaggi o dei piercing. Nella nostra ipocrisia sociale c’e chi vorrebbe “camuffare” anche il proprio cesso, negando e censurando l’esistenza dei propri bisogni fisiologici. Nella nostra società si proteggono i bambini dalla violenza in generale censurando i prodotti destinati al loro consumo ma poi gli si passa sotto gli occhi un certo tipo di programmi televisivi dove si urla e si litiga in situazioni di banalità mediale. Concludendo direi che la nostra società vivendo in uno stato di apatia e delegando sempre a qualcun altro la scelta di ciò che è giusto o sbagliato, la censura se la merita, anche se io sarei a favore del censurare la censura…
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